Reti e memoria
Quando dobbiamo ricordare qualcosa, creiamo dei legami tra le varie parti di ciò che dobbiamo memorizzare. È come se costruissimo una rete, e ogni parte di ciò che dobbiamo ricordare è un pezzo di questa rete.
Ci sono due reti che usiamo ogni giorno per ricordare le cose. Una è il linguaggio: quando parliamo, colleghiamo insieme le parole, e ogni frase che diciamo è un “percorso” nella rete delle parole. Alcune parole le usiamo spesso e sono collegate a tante altre parole, mentre altre parole le usiamo raramente.
La rete del cervello
L’altra rete che usiamo è il nostro cervello. Uno dei più grandi esperti di cervello, Kandel, ha spiegato che nel cervello le informazioni sono trasportate da gruppi di neuroni collegati tra loro, non da singoli neuroni. Quindi, anche nel cervello la parola chiave è “connessione”.
Anche se il nostro cervello è molto complicato e può ricordare le cose in modi diversi (per esempio, alcune cose le ricorda per poco tempo, altre per molto tempo, alcune le ricorda come luoghi, altre come azioni), il modo in cui ricorda le cose è sempre lo stesso: crea nuovi “percorsi” tra i neuroni. Questo è quello che aveva capito un esperto di psicologia, Hebb, nel 1949.
Attivazione dei neuroni
Hebb aveva capito che quando due neuroni si attivano insieme molte volte, il legame tra loro si rafforza, e questa è la traccia che ci fa ricordare le cose. Se due neuroni si attivano insieme spesso, il nostro cervello capisce che devono essere collegati, e quindi crea un “percorso” tra loro.
Quando dobbiamo ricordare qualcosa per molto tempo, il legame tra i neuroni diventa definitivo. Se invece dobbiamo ricordare qualcosa per poco tempo, il legame si fa debole se non usiamo spesso quei neuroni. In pratica, nel nostro cervello i legami che usiamo spesso diventano più forti, mentre quelli che usiamo poco si indeboliscono e alla fine spariscono. È un po’ come quando parliamo: se usiamo spesso due parole insieme, il nostro cervello capisce che devono essere collegate. Cento anni fa, per esempio, nessuno diceva “troppo fico”, quindi queste due parole non erano collegate. Oggi, invece, le usiamo spesso insieme, quindi il nostro cervello ha creato un legame tra loro.