Una startup non è altro che un’impresa innovativa in grado di stravolgere il proprio mercato di riferimento e di crescere rapidamente.
Potremmo quindi definirla come un’organizzazione temporanea che ha come scopo quello di risolvere un problema a cui prima non esisteva una soluzione.
Ma cosa ci si aspetta dal 2022 dalle startup?
Cos’è una Startup
In realtà esistono diverse definizioni per il concetto di startup, tanto che il suo significato varia in relazione al contesto in cui viene utilizzato questo termine. Il suo ampio utilizzo nel gergo comune può portarci a definire la startup come una mera impresa appena costituita, oppure semplicemente come un’azienda con dimensioni ridotte.
Queste definizioni non sono del tutto errate, ma non rappresentano neanche la realtà dei fatti. Possiamo definire una startup come un’organizzazione temporanea, che pone al centro del proprio modello di business il concetto di innovazione, ed è appositamente progettata al fine di ideare un modello di business scalabile e ripetibile.
Per capire meglio questo concetto, possiamo far riferimento ad alcune delle definizioni più note e conosciute. Paul Graham ha affermato che “la sola caratteristica essenziale di una startup è la crescita. Ogni altra cosa che associamo da una startup discende dalla crescita.” Steve Blank ha preferito definire una startup come “un’organizzazione temporanea utilizzata per cercare un modello di business ripetibile e scalabile.” Mentre Eric Ries l’ha definita come “un’organizzazione umana progettata per creare un nuovo prodotto o servizio in condizioni di estrema incertezza.”
Qualunque definizione si abbracci, il centro di tutto è solo uno: l’innovazione.
Come riconoscere una Startup?
Dalle definizioni che abbiamo individuato possiamo facilmente intuire come lo stato di startup sia un qualcosa di passeggero, una specie di fase di test per trovare gli elementi della strategia vincente al fine di espandersi su larga scala e conquistare il proprio mercato di riferimento.
Ecco quindi da cosa riconoscere una startup:
- la temporaneità: si tratta infatti di uno stato iniziale e di passaggio;
- la sperimentazione della strategia ottimale e del modello di business – metodo del trial and error;
- un modello di business scalabile, ciò deve consentire una crescita a larga scala.
Per questi motivi solitamente le startup presentano un tasso di rischio molto alto, in quanto sono davvero molte le variabili che potrebbero andare storte, come i diversi scenari che possono presentarsi e il basso tasso di sopravvivenza.
Non dobbiamo però dimenticare che in caso di successo le startup possono portare ad un livello di guadagni estremamente alto.
Innanzitutto, lo scopo principale delle startup è quello di crescere velocemente e di trasformarsi in una grande azienda grazie al suo prodotto innovativo. Questo si traduce nel fatto che lo status di startup è soltanto un punto di partenza e pertanto non definitivo. Questo concetto di temporaneità è uno degli elementi principali che tendono a distinguere una startup con grandi ambizioni di crescita da una nuova piccola impresa.
Quando invece parliamo di replicabilità vogliamo intendere la capacità del modello di business di essere ripetibile all’interno dei suoi processi e replicato in più aree geografiche e in diversi archi temporali.
La scalabilità deve invece essere intesa come la capacità intrinseca delle startup di crescere in modo esponenziale impiegando le poche risorse disponibili. Le startup solitamente sono infatti caratterizzate da una quantità limitata di risorse, tanto che risulta indispensabile utilizzare diversi smoke test prima di avviare la produzione di qualsiasi prodotto. Una delle ragioni principali per cui le startup falliscono è proprio quella di non riuscire a raggiungere un grande numero di persone a causa dell’esaurimento delle proprie risorse.
Infine l’innovazione, elemento che si pone al centro del modello di business delle startup. Queste nascono proprio per soddisfare un bisogno non ancora soddisfatto da parte del mercato, per cui per loro natura nascono per innovare.
Diversi tipi di startup, modi diversi di valorizzare le idee
Pur avendo le stesse caratteristiche, esistono diversi tipi di startup che tendono a variare sulla base di elementi diversi. Parliamo ad esempio delle strategie di crescita messe in atto, degli strumenti finanziari adottati e delle persone coinvolte. In questo senso Steve Blank ha individuato almeno 4 differenti tipologie di startup.
Innanzitutto le Lifestyle Startups: Work to Live Their Passion, nate da startupper che lavorano per la loro passione. Sono infatti persone che vivono la vita che amano e che non lavorano per nessuno se non per se stesse. Questa tipologia si è particolarmente diffusa negli ultimi anni, soprattutto grazie ad una vera e propria rivoluzione del lavoro digitale.
Parliamo poi di Small-Business Startups: Work to Feed the Family, delle startup nate dall’investimento di una sola persona, che investe il proprio capitale nel business. Generalmente tendono anche a creare nuovi posti di lavoro.
Abbiamo anche le Scalable Startups: Born to Be Big. Sono delle startup che incarnano alla perfezione il concetto di scalabilità. Questo perché i loro fondatori lavorano fin da subito con l’obiettivo di scalare il proprio business e costruire un’azienda con grandi profitti. Per funzionare davvero, le startup di questo tipo hanno bisogno di molto capitale di rischio per costruire il proprio modello di business che sia scalabile e ripetibile.
Parliamo ora delle Buyable Startups: Acquisition Targets, startup con business model costruito sull’offerta di un servizio per creare soluzioni strategiche per multinazionali esistenti.
Startup Innovative: cosa sono davvero?
Le startup innovative sono società di capitali che vantano caratteristiche molto simili alle classiche startup. L’oggetto sociale prevalente ed esclusivo riguarda la commercializzazione, la produzione e lo sviluppo di servizi e prodotti ad alto livello tecnologico o comunque innovativi.
Per costruire una startup innovativa è indispensabile che contenuto innovativo dell’azienda sia il possesso di almeno uno dei due criteri: brevetti e ricerca e sviluppo.
Quando parliamo di brevetti vogliamo indicare un titolo acquisito dalla startup innovativa. Questo brevetto può ad esempio riguardare una scoperta scientifica o un’invenzione industriale.
Per poter invece rispettare il criterio della ricerca e sviluppo, l’azienda deve riservare una quota pari o superiore al 15% del valore maggiore tra fatturato e costi annui ad attività di ricerca e sviluppo. Le spese devono essere obbligatoriamente riportate nel bilancio all’interno della nota integrativa.
Mr. Call: la startup innovativa che guarda ai piccoli imprenditori
Il nostro progetto nasce da una domanda:
Perché le piccole e micro imprese hanno difficoltà a integrare “il digitale” nei loro processi?
Risposta: perché spesso sono costosi, complicati e richiedono skill e tempo da investire che molte piccole imprese non hanno. Un caso paradigmatico per noi è l’idraulico. Abbiamo vari idraulici e installatori come utenti, tutti felici del servizio. Non sanno di usare un prodotto sofisticato: quello che loro vedono è un software che raccoglie informazioni sulla loro attività, risponde in maniera sensata a chi chiama, trascrive, estrae le informazioni chiave come l’indirizzo a cui andare, il problema da risolvere. Il tutto a partire da €15 al mese.
Dobbiamo aggiungere altro?